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BOZZETTI PREPARATORI  ALLA VIA VITAE
26-08-2015
ECCE VITA : LA POETICA E L'ESTETICA DELLA CROCE secondo CARLO BRENNA per riflettere sul significato della croce in chiave contemporanea
MACHERIO CHIESETTA DELLA PARROCCHIALE DEI S.S. GERVASO E PROTASO DAL 26 AGOSTO AL 6 SETTEMBRE 2015- INAUGURAZIONE MERCOLEDI' 26 AGOSTO ORE 20,30 - Presenta Luigi Consonni
ECCE VITA


“Ecce Vita” è il titolo scelto dall’artista Carlo Brenna per proporre in anteprima al pubblico la sua nuova e personalissima Via Crucis realizzata nel 2014.
Nella chiesetta della Parrocchiale di Macherio saranno dodici le tavole esposte realizzate con la tecnica dell’affresco, abbinati si potranno vedere i disegni preparatori momento creativo delle dodici stazioni che compongono la via crucis.

Non è la prima volta che Brenna affronta la tematica della passione. Gia nell’agosto del 1999 nella piazza antistante la chiesa parrocchiale di Margno (Lecco) sono state inaugurate quindici stazioni che in seguito avrebbero preso posto nelle altrettanti cappelle site nella piazza.
In questa sua prima via crucis, per quanti vorranno andare a vedere, si può notare il coinvolgimento di Brenna, nella ricerca iconografica tesa al rispetto degli accadimenti sacri riguardanti la liturgia della Via Crucis con un ritorno ad una figurazione classica, attenta alla simbologia cromatica dei vecchi dipinti, tecnica espressiva che l’artista aveva abbandonato e superato; è dagli anni ’70 che Brenna è conosciuto per le sue opere metafisico-surreali.
Ora queste quindici formelle si trovano nel santuario della Madonna delle Lacrime a Lezzeno sopra Bellano.

Ma veniamo a ECCE VITA pensata ideata e realizzata secondo lo spirito che permea l’intero operato artistico di Carlo Brenna. Realizzate con la tecnica dell’affresco su tavola in una raffigurazione metafisico-surreale,
colloca, interpreta e rende contemporaneo i temi della via crucis dove gli elementi che vi compaiono tendono a modellare un tempo infinito dato dalle contemporanee presenze di elementi del passato e del presente. In particolare l’Artista fa suo il percorso iconografico e lo re-interpreta secondo una sua simbologia, un pensiero che è costante nel suo percorso artistico che vede la figura della donna centrale alla vita.
Simbolicamente per Brenna la figura femminile esprime l’esternazione dell’io, il rifugio, la sofferenza, l’amore, la vita stessa, la donna diventa simbolo concreto di passione che nella sofferenza dona la vita. Corporalmente Cristo è Madre, nel suo calvario nel donarsi per dare al mondo una nuova vita.
Trovo che la composizione scenografica e l’emozionante cromia, basata sugli opposti caldi freddi, creano un’atmosfera dove i sensi si fondono con inequivocabili tensioni mistiche e terrene, che riconducono alla contemporaneità ed alla quotidianità degli eventi. Possiamo notare nel linguaggio espressivo di Carlo Brenna, la non presenza fisica della croce, che metaforicamente è espressa da ciò che l’uomo costruisce le “architetture” le quali segnano l’infinito tempo che scorre e contemporaneamente suggeriscono la duplice condizione: il mondo che schiaccia, opprime la “donna vita” e inversamente la “donna vita” nella sua debolezza sorregge il mondo. Vedi la II stazione e le stazioni delle tre cadute.


Nota biografica

Carlo Brenna nasce a Milano l’11 febbraio del 1935 di fronte alle colonne di San Lorenzo ed è in questa città che avviene la sua formazione artistica.
Pittore e scultore metafisico/surreale, frequenta dapprima l’Accademia di Belle Arti di Brera poi si diploma grafico all’Umanitaria di Milano.
Dagli anni ‘70 si esprime attraverso la tecnica dell’affresco e della scultura esponendo le sue opere in numerose personali in Italia e all’estero.
I suoi lavori li troviamo in importanti collezioni pubbliche e private. Il suo studio galleria trova spazio in un suggestivo cortile rurale della Brianza a Paina di Giussano MB in piazza Sauro 7, dove il passato contadino ancora risuona e dove l’antico viene reso contemporaneo dagli affreschi metafisico/surreali dell’artista (“Cortile degli affreschi” - “Camera con vista”).

www.carlobrenna.it carlobrenna@libero.it











ECCE VITA

" Mi rivolgo a te osservatore che inconsapevole stai guardando.
Stai cercando riferimenti classici , cose già viste … ma qui non ne troverai.
Questa è la partenza , l'inizio di un viaggio , forse il più difficile che dovrai affrontare.
Liberati della tradizione,accantona il catechismo e indossa l'essenza del mondo,
accogli a pieno in te la metafora,falla scivolare sulla vita e incomincia il percorso.
Ma devi abbandonare ogni pregiudizio e regola come queste opere insegnano.
Qui Gesù è donna e Venezia è Gerusalemme.

qui le angosce più profonde si materializzano in oniriche visioni senza tempo e senza spazio ; Oggi è mila anni fa.
Questo è il posto peggiore , dove la morte in maschera veglia sul luogo del teschio , pronta a schiacciare chi non è saldo.
È una sofferenza lunga una vita ,
il veleno dell'anima , mutevole ed ingannevole è instillato in ogni nostra azione ripetitiva e comandata … pronto a farci crollare .. ancora e ancora una volta , fino a usare chiodi di colpa e un martello di rimpianto per fissarci alla croce della fine.
Un pubblico morente senza volto ci assisterà e ci finirà con lance di rettitudine e compassione , con speranze di “sentito dire”.
Ma c'è una via d'uscita!
La via della ricongiunzione con l'essere assoluto presente in ogni esistenza , l'assoluto in e intorno a noi.
L'ascolto sempre più attento del richiamo che cerca di svegliarci … e la comunione con la verità, il senso più umano e reale salverà lo spirito per un nuovo inizio,
là dove tutto sarà compiuto. "
MM



Francisco de Quevedo
(1580-1645)


Amor constante más allá de la muerte


Cerrar podrá mis ojos la postrera
sombra que me llevare el blanco día,
y podrá desatar esta alma mía
hora a su afán ansioso lisonjera;

mas no, de esotra parte, en la ribera,
dejará la memoria, en donde ardía:
nadar sabe mi llama la agua fría,
y perder el respeto a ley severa.

Alma a quien todo un dios prisión ha sido,
venas que humor a tanto fuego han dado,
medulas que han gloriosamente ardido:

su cuerpo dejará no su cuidado;
serán ceniza, mas tendrá sentido;
polvo serán, mas polvo enamorado.




Potrà chiudere i miei occhi l’ultima ombra
che il luminoso giorno ( la morte) mi porterà
e potrà slegare questa mia anima
l’(ultima) ora (la morte) , al suo ansioso affanno lusinghiera

(La morte viene definita sia ultima ombra che luminoso giorno. E’ ombra perché chiude gli occhi ma è anche luminosa perché alleggerisce l’anima dai suoi affanni)

ma non lascerà sull’altra sponda della riva
la memoria, in cui ardeva (l’amore):
la mia fiamma sa attraversare l’acqua fredda
ed andare contro (perdere il rispetto) la legge severa
(Qui c’è un riferimento alla mitologia greca, un’immagine che ricorre spesso nel barocco: quando giunge la morte l’anima deve attraversare un fiume lasciando sulla riva il corpo e gli affanni (cioè la memoria)
In questa quartina il poeta dice che la fiamma del suo amore è così ardente da non lasciare la sua anima nemmeno dopo la morte quindi quando l’anima attraversa il fiume, la sua fiamma (il suo amore) che dovrebbe restare sulla riva, la insegue: la sua fiamma non teme l’acqua fredda e sfida le severe leggi, cioè quelle dell’oltretomba e nuota dietro l’anima mentre dovrebbe rimanere a riva)

Anima che è stata prigioniera di un Dio (l’amore)
vene che linfa a tanto fuoco hanno dato
midolli che hanno gloriosamente arso:

(Qui si esprime questo amore che brucia tutto l’essere, dall’anima al midollo: l’anima che è stata prigioniera di questo Dio che è l’amore; le vene che sono state linfa, combustibile, e quindi bruciate anch’esse dall’amore e infine le ossa fino al midollo che hanno arso gloriosamente, con vigore)

lascerà il suo corpo, non i suoi affanni
sarà cenere ma avrà sentimento
polvere sarà, ma polvere innamorata

(L’anima lascerà il corpo sulla terra, ma intatto con la sua memoria, sarà cenere ma cenere piena di sentimento; sarà polvere ma polvere innamorata.

Quindi questa poesia esprime un amore di una tale intensità da essere indimenticabile anche dopo la morte)

Ho stravolto un po’ l’ordine delle parole per rendere più lineari i concetti
Questa poesia è piena di iperbati e riportare in italiano l’ordine esatto in cui si trovano le parole sarebbe stato ridicolo
La traduzione poetica è un’impresa disperata