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OPEN  DAY
11-02-2015
I MIEI SECONDI QUARANT'ANNI
LE DONNE IN - VISIBILI



“Di là, dopo sei giorni e sette notti, l’uomo arriva a Zobeide, città bianca, ben esposta alla luna, con vie che girano su se stesse come in un gomitolo. Questo si racconta della sua fondazione: uomini di nazioni diverse ebbero un sogno uguale, videro una donna correre di notte per una città sconosciuta da dietro, coi capelli lunghi, ed era nuda. Sognarono d’inseguirla. Gira gira ognuno la perdette. Dopo il sogno andarono cercando quella città;non la trovarono ma si trovarono tra loro; decisero di costruire una città come nel sogno. Nella disposizione delle strade ognuno rifece il percorso del suo inseguimento;nel punto in cui aveva perso le tracce della fuggitiva ordinò diversamente che nel sogno gli spazi e le mura in modo che non gli potesse più scappare. Questa fu la città di Zobeide in cui si stabilirono aspettando che una notte si ripetesse quella scena. Nessuno di loro, né nel sonno né da sveglio, vide mai più quella donna…”
Ma io l’ho vista, statuaria e bellissima, con indosso il bianco della luna, ospite e guardiana del sogno, che mi accoglie ogni volta che entro qui, alla Testimone Velata, e mi avvolge in altri sogni che non ho ancora fatto o non ricordo. In questo spazio reale che corrisponde al luogo della mente dove i sogni nascono, ho incontrato le donne In-Visibili di Carlo Brenna. Questa vista mi ha riempito di una meraviglia istintiva e profonda, lo stesso incanto dell’anima che ho provato nella lettura delle Città Invisibili di Calvino, la sensazione di essere davanti al reale e immersa nel mistero. Una meraviglia che si accontenta della domanda, che basta a se stessa, senza alcun bisogno di capire, quando tutto è possibile e niente necessario, semplicemente esistere: essere parte di quel tutto era naturalmente necessario come respirare, ogni attimo era causa e conseguenza di se stesso, senza prima né dopo, ciò che io chiamo essere felici. In questo attimo di magia irriverente e un po’ presuntuosa ho rubato l’aggettivo “Invisibili” alle città per tentare di descrivere con parole semplici il mio incontro con le donne In-Visibili di Carlo Brenna. Donne invisibili nei tratti ma implicite ai quadri stessi, presenti in ogni loro respiro, e quindi In-Visibili: visibili dentro.
La semplicità del reale si fa pensiero e poesia dell’immagine. “Il pensiero comprende il visibile e l’invisibile e io utilizzo la pittura per rendere il pensiero visibile” (Magritte). Carlo Brenna affida i suoi pensieri alle sue donne In-Visibili. Calvino li racconta attraverso le Città Invisibili “Le città avevano questa dote ci si poteva girare in mezzo con il pensiero perdercisi”. Ed io mi perdo di continuo, nelle mille sfumature dei blu e dei turchesi, in mezzo all’esercito della bellezza, l’unico di cui non ho paura; incontro barche che partono o ritornano donne che salgono o scendono, che celano o svelano . Avverto cose che non sapevo di sapere o riscopro qualcosa che pensavo di aver perduto e davanti a Itaca sono a casa, nel mio giardino segreto.
Ogni sguardo é un viaggio nel possibile e nella memoria. “…Questa città (Zora) che non si cancella dalla mente è come un’armatura o reticolo nelle cui caselle ognuno può disporre le cose che vuole ricordare…”
“…Tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio la paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure e il filo del loro discorso è segreto…”

Come le città, le donne sono un paesaggio dell’anima, un occhio che guarda fuori e dentro di noi, prima di noi, nei nostri sogni : I sogni sono le lacrime colorate dell’anima, li vedo rilessi nella “donna d’a-mare”

I sogni parlano di noi
quando eravamo terra
sangue quand’era fiume
bocca quand’era grano
mani quando erano fiori
naso quand’era profumo
capelli quando eran vento
orecchi quando eran silenzio

occhi cuore corpo pelle
parlano di noi
quando eravamo stelle
vita e sale
sul fondo del mare




E vedere ha a che fare con l’amore:

“…Tre ipotesi si danno sugli abitanti di Bauci: che odino la terra; che la rispettino al punto d’evitare ogni contatto;
che la amino com’era prima di loro e con cannocchiali e telescopi puntati in giù non si stanchino di passarla in rassegna, foglia a foglia, sasso a sasso, formica per formica, contemplando affascinati la propria assenza”

“L’amore non potrà mai essere descritto alla maniera del cielo o del mare o di un altro qualsiasi mistero, è l’occhio col quale vediamo, é il trasgressore nel santo, é la luce all’interno del colore”
Imparare a vedere, sudare dolore, per continuare a cercare, in solitario abbraccio, la verità dell’uomo, è inevitabile atto d’amore incondizionato verso la vita.

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Le donne In-Visibili di Carlo Brenna abitano questo spazio e la loro bellezza lo fa durare. Svelano una parte di quell’invisibile mistero che la vita racchiude in sé. L’artista ne coglie un frammento e lo trasforma in bellezza. La bellezza è accessibile a tutti, a noi la scelta di vederla e custodirla perché la bellezza è importante, da lei deriva tutto, è una sintesi indistinguibile e non analizzabile, sopravvive negli occhi di chi tenta di vedere.

Il sogno nella mia città invisibile volge al termine, ritornando al punto di partenza che è anche il punto di arrivo: la Bellezza. Attraverso un tramonto ed entro nel tempio della bellezza, la Venezia della Camera con Vista.
Qui la parola trema e allora, con struggente nostalgia, ascolto la dichiarazione d’amore di Marco Polo alla sua città
“Sire, ormai ti ho parlato di tutte le città che conosco. - Ne resta una di cui non parli mai…Venezia - Marco Sorrise. - E di che altro credevi che ti parlassi?- L’imperatore non batté ciglio. - Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome. - E Polo: - Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia… per distinguere le qualità delle altre devo partire da una città che resta implicita. Per me è Venezia… Le immagini della memoria una volta fissate con le parole si cancellano… Forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, se ne parlo. O forse parlando di altre città l’ho già perduta a poco a poco.”

E guardo la dichiarazione d’amore alla Bellezza di Carlo Brenna. Ma questo è l’inizio di un nuovo sogno ancora tutto da inventare…



Ornella Cattaneo



Le parti in corsivo sono tratte da:

Le Città Invisibili - I. Calvino
The Million Dollar Hotel – W. Wenders



LE DONNE IN-VISIBILI
GRAZIE

In occasione dell’open day “ i miei secondi quarant’anni “, questo e’ il mio grazie a Carlo Brenna per la bellezza che ci regala. Le sue opere suscitano emozioni diverse in ognuno di noi , differenti sicuramente anche dallo stato d’animo di chi le ha create. Tuttavia non e’ la risposta che conta, ma la domanda che forse e’ la medesima: forse il mistero della vita è la domanda.
“ Quello che gli altri portano nel cuore non lo sappiamo e non sappiamo neppure quello che portiamo nel nostro cuore, meglio così, cresciamo con questo mistero e questo mistero cresce in noi. Oggi tutti sanno tutto ed è per questo che tanta gente si sente smarrita.”
E grazie a Maya, la Testimone Velata che la realizzato questo spazio aperto di possibili incontri, ponte sospeso tra realtà e sogno.

“ io credo che se esiste un qualsiasi Dio non sarebbe in nessuno di noi, né in te, né in me, ma
solo in questo piccolo spazio nel mezzo. Se c’e’ una qualsiasi magia in questo mondo dev’essere nel tentativo di capire qualcuno condividendo qualcosa; lo so è quasi impossibile riuscirci ma…. Che importa in fondo la risposta dev’essere nel tentativo…..
Grazie di cuore ad entrambi , di far volare il nostro pensiero verso il cielo, di essere le persone che siete, perche’ la Grande Bellezza e’ Incontrare.
“OGNI VOLTA CHE CI INCONTRIAMO, SIAMO UN FRAMMENTO DI PARADISO, ETERNITA’ SOSPESA SULLO SPAZIO EIL TEMPO DELLA PAURA DI VIVERE E DI MORIRE “.

Ornella