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15-07-2014
VIA VITAE : LA POETICA ( L'ESTETICA ) DELLA CROCE SECONDO CARLO BRENNA opere in affresco cm 100x100
SUPERSTUDIO CARLO BRENNA PIAZZA SAURO 7 ( CORTE INTERNA) PAINA DI GIUSSANO/ MB

 


La poetica(l'estetica?) della Croce secondo C. Brenna


 di Valeria Zuntini








Ho molto apprezzato la Via Crucis di Carlo Brenna in quanto unica, forse, nell'intera storia dell'arte cristiana. Mai, probabilmente, si era osato tanto, mai si era andati così lontano nella storia della pittura. Che il Dio della Bibbia potesse  avere anche un volto femminile lo si era già accennato e già pensato(ricordiamoci le famose parole di Giovanni Paolo I e le espressioni di tenerezza materna del Dio dell'Antico Testamento verso il Suo popolo), ma mai si era giunti a dare un volto ed un  corpo di donna al Dio della Bibbia.








 








Ci voleva proprio un artista, un artista con il suo operare autentico ed indifeso, per poterlo guardare in faccia questo Dio donna.  Provocazione di Carlo Brenna, provocazione che, come ogni opera d'arte che sia veramente tale, è destinata a suscitare in noi una, se non tante, forse troppe domande a cui non abbiamo il coraggio di rispondere.








Interrogativi censurati dalla nostra abitudine al divino, magari di credenti e persino di  praticanti.








Avevamo bisogno di un artista per ricordare che Dio è tutt'altro che scontato, un deja-vu in cui la storia è nota e tutto finisce sempre bene, come nelle favole. Dio non è una favola, e quanta strada, quanto dolore,quanta passione per giungere finalmente alla resurrezione!








Quanta passione richiede l'amore! Non esiste vero amore senza passione,senza lasciare qualcosa, se non tutto, di se stessi.








 








In questa Via Crucis Cristo è (finalmente)donna, quindi debole,fragile, spaventato come lo puo' essere una donna vittima di violenze e soprusi. Qui il Cristo ha il corpo di donna. Corporalmente Cristo è madre. Ma,soprattutto, qui Cristo dona se stesso, dona la Sua vita, e, attraverso la Sua vita, dona la vita. Il Cristo donna ci rivela il significato piu' autentico dell'Incarnazione, che ci parla di un Dio dimesso, di un Dio che non si bea della propria potenza ma che, al contrario,proprio mediante la piu' grande sconfitta, rivela la Sua piu' grande onnipotenza: solo chi è in grado di abbandonare tutto, possiede l'universo. Qui Dio non fa piu' paura, qui Dio è veramente Dio. L'idolo e la superstizione cedono il passo alla fede.








 








Nel Cristo donna condannato e caricato della Croce, possiamo vedere il riflesso della donna Cristo, della condizione cristica di milioni di donne schiacciate dal peso del mondo passato, del mondo presente e del mondo futuro per i troppi errori ed orrori di uomini che, per essere tali, hanno dovuto essere maschi, e non semplicemente uomini nei riguardi delle loro donne.








 








Gesu' è condannato a morte: guardiamo il volto di Cristo, guardiamo quella mitezza e dolcezza  simboleggiata dagli occhi chiusi o abbassati,ma non per impotenza o vigliaccheria, ma in quanto capaci ancora di vedere e sperare mondi altri, mondi diversi. Beati i miti, poichè erediteranno la terra! La donna è colei che vede dove, apparentemente, non vi è piu' nulla da vedere, è colei che spera dove disperazione e dolore sembrano avere la parola finale sulla storia. Questo sguardo, allora,  è già resurrezione.








 








Gesu' cade una prima volta....

Gesu' cade anche una seconda volta...

Gesu' cade per la terza volta:








 Spettacolo inguardabile, per pietà o per orrore, per imbarazzo. Queste opere ci rimandano prepotentemente alla domanda di Dostoesvkji  Quale Bellezza salverà il mondo?








Quale Bellezza salverà il mondo? Che idea abbiamo della Bellezza? E perchè proprio la bellezza e non la scienza, la tecnica, la politica dovrebbe salvare il mondo?








La bellezza risveglia ancora in noi un sentimento oppure siamo totalmente anestetizzati nei suoi riguardi? La Bellezza chiede una fatica,esattamente come l'opera d'arte. La bellezza ci chiede di godere senza consumare. E' pura disponibilità, come totalmente disponibile ai Suoi carnefici è Cristo, come totalmente disponibile è la vita di ogni donna che ama.








Sembra paradossale: come si fa a godere senza consumare? L'esperienza estetica ci parla di sensi che ci invitano al distacco. 








Ma non è difficile come sembra: è simile all'esperienza del parto! Una donna non puo' godere del suo bambino fino a quando questi è dentro di lei. Ci deve essere un distacco, una separazione piu' o meno dolorosa,  perchè il godimento, lo stupore, la bellezza della vita prenda vita!








Così, mediante queste opere, siamo invitati a fare noi: esperire attraverso il distacco.








 








Distacco che si fa ancora piu' drammatico se pensiamo all'evento che quivi è raffigurato: Cristo cade, cade Colui che aveva fatto vedere azioni straordinarie. In questa tremenda umiliazione, il Cristo donna incontra Sua madre. Quale fascino avrà mai avuto quel volto ferito e sporco, quel volto oltraggiato, sudato, insanguinato, insultato? Volto su cui la bassezza, la bestialità, la volgarità di cui tutta l'umanità è capace, si è posata?








Non ha nè apparenza nè bellezza per attirare i nostri sguardi, per provare in lui diletto(Is 53, 2-3)








A questo punto possiamo ancora rimanere nel regno dell'arte? Quale bellezza? La bellezza di uno sguardo reso folle d'amore, quello stesso sguardo di tante nostre mamme, di tante nostre nonne, di tutte le mamme e nonne del mondo che, fino all'ultimo respiro, non sanno darsi pace se non hanno fatto tutto, lavato, cucinato, pulito, in una parola, servito, il loro marito, i loro  figli, i loro nipoti.








Da questo sguardo siamo richiamati alla nostra umanità, che è sì eternamente figlia ribelle, ma che, presto o tardi, ritorna a quel volto.







 





Gesu' incontra la Veronica: Veronica, vera icona, vera immagine.








Carlo Brenna, a questo punto, suscita in noi un'altra domanda:  quale donna oggi si presenterebbe, si mostrerebbe senza apparenza e senza bellezza? E quale bellezza femminile salverà il mondo?








Donna, qual è la  tua vera immagine ? Che immagine, che idea  hai di te stessa?














Questa opera ci ricorda anche pero ' tutte le madri che  asciugano il volto di figli condannati a morte dal potere o dalla stessa vita. Quanti uomini che, dimessi gli abiti del maschio, si riconoscono improvvisamente, se non finalmente, figli, incontrando proprio quella madre di carne o sognata, madre che avrebbero voluto avere ma che non hanno avuto?  Sciagurato è colui che è nato dalle viscere di una madre morta, diceva Pasolini!








Da un corpo prende forma un'anima che è tutto, un'anima che è capace di contenere e di trattere tutto l'universo attraverso un semplice sguardo!  Mistero tremendo ed affascinante!








Ecco che allora il corpo della donna diventa l'altare del mondo,l'altare della vita, eppure quante volte viene offeso, viene violentato, viene umiliato, viene deriso e finanche ucciso.








 Gesu' è spogliato delle sue vesti:  possiamo far sentire una donna nuda senza nemmeno averla spogliata, donna oggetto e non piu'soggetto della storia.








Qui il corpo di Cristo si fa altare, si fa nuovamente Eucarestia,mensa! Un corpo da mangiare, un corpo che si fa cibo.















Gesu' muore sulla Croce:consummatum est.  Gesu' muore e il Suo cuore viene spezzato  da una lancia.Mistero troppo grande per essere commentato.








 





Ma questa morte, questo silenzio già trattengono l'alba di resurrezione, il canto della vita, cioè il canto di donna



Valeria Zuntini







Francisco deQuevedo
(1580-1645)


Amor constante más allá de la muerte


Cerrar podrá mis ojos la postrera
sombra que me llevare el blanco día,
y podrá desatar esta alma mía
hora a su afán ansioso lisonjera;

mas no, de esotra parte, en la ribera,
dejará la memoria, en donde ardía:
nadar sabe mi llama la agua fría,
y perder el respeto a ley severa.

Alma a quien todo un dios prisión ha sido,
venas que humor a tanto fuego han dado, 
medulas que han gloriosamente ardido:

su cuerpo dejará no su cuidado;
serán ceniza, mas tendrá sentido;
polvo serán, mas polvo enamorado.